Vino No-Lo: come sta cambiando il design del vino (quasi) senza alcol in Italia

Negli ultimi anni, il mondo del vino sta assistendo a una rivoluzione silenziosa ma potente: l’ascesa del segmento low-alcohol e zero alcol, noto anche come No-Lo. Se un tempo parlare di vino senza alcol sembrava un paradosso, oggi è una delle risposte più convincenti alle nuove abitudini di consumo, soprattutto tra le generazioni più giovani e consapevoli.
Crescono i numeri, cambiano i codici visivi.
A livello globale, il settore ha già raggiunto un valore di 2,4 miliardi di dollari nel 2024, e si prevede che supererà i 3,3 miliardi entro il 2028. In Italia, dove il vino è parte integrante della cultura nazionale, il percorso è più lento ma in crescita: dai 3,3 milioni di dollari attuali si stima un balzo a 15 milioni nei prossimi tre anni, con un ritmo di crescita tra i più alti in Europa.
Accanto ai numeri, ciò che colpisce è la trasformazione del linguaggio visivo che accompagna questi prodotti. I vini No-Lo si presentano con un’identità del tutto nuova, distante dai codici tradizionali dell’enologia classica. Etichette pulite, palette chiare e toni pastello prendono il posto delle cromie profonde e delle serif austere. Si privilegia un design diretto, leggero, spesso giocoso, capace di comunicare inclusività e freschezza. Il messaggio è semplice: questo vino non vuole intimidire, ma accogliere.
Nuovi formati per nuove sfide.
Il packaging diventa così un campo di sperimentazione estetica e funzionale. Tra le innovazioni più rilevanti, spiccano le lattine in alluminio. Un formato fino a pochi anni fa impensabile per il vino, oggi abbracciato da numerosi brand emergenti. Le ragioni? Praticità, sostenibilità percepita, appeal urbano e una superficie perfetta per esplorazioni grafiche audaci. Le lattine permettono un linguaggio visivo più disinvolto: illustrazioni flat, pattern geometrici, tipografie oversize e colori accesi contribuiscono a creare un prodotto che si distingue sullo scaffale e parla chiaramente il linguaggio della contemporaneità.
La crescita di questo segmento è supportata anche da una rinnovata libertà normativa. Fino a poco tempo fa, la produzione di vini dealcolati richiedeva processi esterni, ma un recente decreto italiano ha permesso di gestire tutto il ciclo in loco. Il risultato è una spinta all’innovazione che coinvolge non solo la tecnologia, ma anche la narrazione visiva del prodotto.
In un panorama in cui il consumo di alcolici tradizionali tende a stabilizzarsi o a calare, il vino No-Lo diventa così un’occasione per ripensare tutto: dal modo in cui si comunica la qualità, alla forma del contenitore, fino al ruolo che il vino può avere nella vita quotidiana. È un cambiamento che parte dal contenuto, ma che trova nel design il suo alleato più potente.