
Si crede che font sia sinonimo di carattere, ma non è esatto: se carattere indica in generale il segno descrittivo di una specifica realizzazione grafica di un alfabeto (è quello che in inglese si chiama typeface), font ne identifica in realtà la versione digitale per l’utilizzo nei moderni sistemi di desktop publishing. Di più: se typeface indica l’intera famiglia di un carattere (che so: Garamond, con tutte le sue varianti: Regular, Bold, Italic, Bold Italic e così via), font identifica il singolo file con le proprietà di un solo gruppo di glifi: per intenderci, se Garamond è typeface, il file ITC_Garam_Semibold.ttf è font.
Non si creda tuttavia che font sia un termine esclusivamente moderno. Già nel ‘500 fount (fuso) identificava il cassetto all’interno dei quali erano contenuti i tipi di un singolo carattere ad un singolo corpo, cioè una polizza: ad esempio, tutti i glifi del Garamond Semibold corpo 12. E più avanti, con l’invenzione della Linotype (1886), font rappresentava la singola matrice pronta per la fusione. Solo l’avvento del desktop publishing ne affermò il significato come lo conosciamo oggi.
Infine, l’annosa questione del genere maschile o femminile: si dice il font o la font? Una volta per tutte, cerchiamo di chiarirci le idee: il termine font deriva dal francese fonte (genere femminile) che significa fuso, a ricordare il processo di realizzazione dei tipi. È proprio per la concordanza con l’origine francese che si tende spesso a dire la font. Ma noi usiamo specificatamente il termine font, e non fonte: font è un termine inglese che, come molti nomi di cose in inglese, è di genere neutro – il suo pronome è “it”, per capirci.
Nei “prestiti” dall’inglese all’italiano, mentre persone e animali mantengono il genere maschile o femminile che avevano in origine, il genere delle cose si accorda spesso con quello della sua traduzione in italiano. Per questo si dice la e-mail, il kit, la austerity, la password. Se pure è vero che la traduzione di font in italiano è anche “polizza” (che sarebbe femminile e quindi: la font), è senz’altro più diffusa e popolare la traduzione – anche se in parte scorretta – “carattere” oppure “insieme di glifi”, “set di glifi” o anche “file”, tutti termini di genere maschile. Senza dimenticare che, quando nei prestiti da lingue straniere non c’è chiarezza sulla traduzione italiana di riferimento – perché non esiste o perché non corrisponde ad un genere univoco: come nel caso, appunto, di “file” oppure di “set”–, prevale sempre per convenzione il genere maschile: quindi, una volta per tutte, si dice il font e non la font.
luglio 16, 2014
Finalmente un po’ di chiarezza ! Grazie , ottimo articolo ! 🙂
luglio 17, 2014
Grazie a te!
settembre 21, 2014
Sì, ottimo articolo, con cenni storici, origini e significato e con una conclusione non lasciata all’arbitrio personale.
Grazie
ottobre 13, 2014
È maschile, come qualsiasi altro vocabolo straniero (prestito) usato in lingua italiana.
Non c’entra nulla “per cosa sta”, così come il web o il garage o il mug.
ottobre 14, 2014
Ok, è così. La regola grammaticale è questa.
Così come non si declina mai un termine straniero al plurale (i fan restano i fan, e non diventano i fans).
Però nell’articolo c’è un eccezione interessante: chi si sognerebbe di scrivere “Il password”?
ottobre 14, 2014
Nessuno, suppongo. Perché la traduzione più comune è “parola chiave” o “parola segreta”, femminile, quindi LA password è la versione corretta.
ottobre 14, 2014
Vi prego, correggete e mettete l’apostrofo nel messaggio di prima: ho scritto “un eccezione”. 🙂
È stata una svista, mi autoflagello!
Perdoname madre por mi vida loca.
ottobre 14, 2014
🙂 non preoccuparti!
ottobre 24, 2014
La leadership…
ottobre 14, 2014
A leggere l’articolo parrebbe che tutte le parole straniere derivino dall’inglese. Se l’inglese FONT deriva dal francese FOUNT, allora, per la proprietà transitiva, anche l’italiano FONT deriva dal francese FOUNT.
E poi, se FONT o FOUNT vuol dire FONTE, allora è chiaro che in italiano va al femminile. Proprio come LA email (perché corrisponde a LA lettera) e LA password (LA parola).
E poi, in Italia i maggiori esperti di tipografia da sempre usano il termine al femminile.
In conclusione, visto che la questione è aperta, usate pure il maschile, ma non venite a dire che cosa è corretto e che cosa no. Al massimo, chiediamo alla Crusca, prima di emettere sentenze. — Saluti
ottobre 14, 2014
Mi spiace ma la proprietà transitiva in questi casi non vale ( E poi l’italiano “font” non esiste. Casomai l’italiano è polizza, cassetto, carattere – non certo font che è, appunto, un termine inglese neutro. In secondo luogo: Font non vuol dire fonte (deriva da fonte – francese femminile – che significa “fuso”) ma appunto “fuso”, che non è certo un termine femminile. E non deve tradire la sua derivazione femminile: altri termini italiani hanno genere diverso rispetto a quello originale (es: arma, femminile, deriva dal latino armum – braccio – maschile). In terzo luogo, la Crusca non mi ha mai risposto; ciononostante, questo articolo non prende spunto da considerazioni personali spacciate per verità, ma da una ricerca e un confronto con linguisti italiani e docenti della materia.
E comunque: l’italiano medio sbaglia i congiuntivi, la grammatica, gli apostrofi e gli accenti. Non sarà certo LA font a mandare qualcuno all’inferno degli sgrammaticati.
aprile 20, 2018
Quasi quattro anni dopo, dispiace di pià a me.
1) Nel frattempo, la Crusca qui dà una dettagliata risposta: http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/genere-font
2) Su “fonte” il dizionario francese mi dà ragione: https://dizionario.reverso.net/francese-italiano/fonte
3) È proprio un “docente della materia”, Giovanni Lussu, forse il più competente in Italia, che mi ha insegneto a dire “la” font.
Il problema comunque non sta nella conoscenza dell’italiano medio. Ma ragionare sull’etimologia.
aprile 23, 2018
Rapidamente, la domanda all’Accademia della Crusca l’ho fatta io. Se leggi con attenzione la risposta (l’ultimo paragrafo, in particolare), vedrai che la Crusca consiglia l’uso di IL font (maschile) quando ci si riferisce al carattere digitale; LA fonte (femminile, ma occhio: non la font, ma la fonte) quando ci riferisce al carattere tipografico, i tipi in metallo o legno e così via. Giovanni Lussu, come Giò Fuga e altri grandi del settore, dicono LA font, è vero: ma la loro generazione non è la nostra, la lingua evolve e si adatta ai significati contemporanei e alla tipografia digitale di oggi.
maggio 7, 2015
Assolutamente d’accordo!! Grazie.
ottobre 16, 2014
Si dice IL FONT perchè i forestierismi mantengono il genere della parola corrispondente in italiano. Ora, siccome il corrispondente è IL CARATTERE TIPOGRAFICO e non LA FONTE, si mantiene il genere maschile. Non ho mai sentito o letto nessuno parlare di testi scritti con le fonti illeggibili, ho sempre sentito o letto di caratteri illeggibili. Case fuckin closed.
aprile 24, 2019
E come mai si dice “lo shopping”?
ottobre 9, 2019
Perché la traduzione è “l’acquisto”.
ottobre 16, 2014
Lo sapevo di avere ragione!! E ora so anche il perchè… Grazie
(A proposito di “grazie”… Devo scrivere “serif”?!
ottobre 16, 2014
LOL
dicembre 10, 2014
Scusate, ma sul sito della Treccani lo dà come Fonte, inserito in ambito informatico.
Ammette l’ambivalenza, è vero, ma se nel mondo dell’informatica è chiamato Font->derivante da Fonte, perché incaponirsi dicendo “basta, una volta per tutte…” ?
http://www.treccani.it/vocabolario/font/
dicembre 11, 2014
Finalmente ora potrò dire con sicurezza IL Font! Grazie, bell’articolo
marzo 3, 2015
LA font.
Le singole fusioni dei caratteri che componevano un set completo (in cui erano necessarie un certo numero di ripetizione di ciascuna vocale e consonante) erano raccolte in valigette chiamate “polizze”. Il termine deriva da un uso settoriale del termine “polizza” (in italiano la polizza è una scrittura privata con l’obbligo di pagamento di una data somma o di consegna di una data quantità di un bene). In tipografia con polizza s’intendeva la famiglia di un carattere (glifo) e l’elenco del quantitativo di caratteri e segni tipografici di misure e stili diversi da ordinare alla fonderia per avere il set tipografico completo. In pratica, si ordinava una polizza di Helvetica, per esempio, composta da alcune centinaia di lettere diverse, con dimensioni e stili diversi, a seconda delle bisogne.
In francese si dice – e si continua a dire – “police d’écriture” per indicare il set di caratteri (glyphes) di una stessa famiglia tipografica, cioè lo stesso “tipo di caratteri”.
–
http://www.ilpost.it/2010/10/25/piu-font-per-tutti/
marzo 4, 2015
Resto allibito dal numero di letterati che commentano qui. Tutti massimi espertoni di linguistica. Accidenti, ma da dove arrivano? No, perché l’itaGliano medio non legge, non sa scrivere (ma scrive libri), sbaglia i congiuntivi, sbaglia gli accenti e sbaglia gli apostrofi.
Secondo uno studio di Tullio De Mauro 7 italiani su 10 (SIC!) non capiscono la loro stessa lingua. Secondo altri studi la stragrande maggioranza degli itaGliani non legge nemmeno un libro in un anno.
O, però tutti scrittori espertoni e criticoni qui, eh?
Comunque in tutta la mia vita non ho mai sentito dire “la font” ma “il font”. Quando leggo qualcuno che scrive “la font”, rido di gusto.
marzo 26, 2018
AMEN fratello
luglio 13, 2018
Sto leggendo proprio in questi giorni un libro di Luisa Carrada, autorevole editor/copywriter nonché docente di scrittura professionale, e lei riporta “la font”. Volevate mettere chiarezza in questo (non solo) mio dubbio? La discordanza delle vostre risposte mi ha lasciato più dubbi di prima…
luglio 31, 2018
Ciao Marco, grazie per la tua risposta. Capisco la confusione. La lingua, d’altra parte, evolve come tutto il resto. Vedo più spesso le vecchie generazioni prediligere il vecchio “la font”, e i giovani orientarsi su “il font” soprattutto perché si riferiscono all’esperienza con caratteri digitali. Detto ciò: non so se ha senso fare una “gara di autorevolezza” tra diversi autori. Anche io ho approfondito a lungo la questione confrontandomi con professionisti, copywriter, studiosi; questa risposta della Crusca ha confermato la mia idea. Per quel che mi riguarda, quindi, la questione è conclusa — almeno fino ad una nuova evoluzione della lingua.