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Chi sono i designer? Un'indagine lo racconta

Nell'aprile 2012, il gruppo di designer "Pratiche non affermative" propose un questionario on-line sulla situazione socio-economica del graphic design in Italia. Le domande spaziavano dalla formazione personale ai compensi, dalla situazione familiare al tipo di contratto, dalla discriminazione sul luogo del lavoro alle associazioni di categoria.

Ad un anno di distanza, ecco i risultati: 767 designer italiani hanno risposto alla chiamata, fornendo uno spaccato del nostro mondo del lavoro che non esiterei a definire preoccupante. Vi propongo alcuni dei dati contenuti come libera riflessione.

1. Profilo

Il profilo del designer medio è ben definito: ha tra 26 e 30 anni, non ha figli, ha un background di formazione universitaria di primo o secondo livello (in totale, 66%). Nessuno dei due genitori faceva un lavoro legato alla creatività o alla comunicazione. Vive in affitto (42%) o in una casa di proprietà dei genitori o del partner (38%), mentre pochissimi (16%) possono permettersi una casa di proprietà. Lavora in una grande città (42%), principalmente nel nord Italia (66%).

2. Contratto

Il 41% dei designer sono liberi professionisti a Partita IVA; se a questi aggiungiamo i titolari di studio, la percentuale supera il 50%. Vuol dire che un designer su due si è assunto il rischio d'impresa e le difficoltà nel gestire un lavoro precario e in costante lotta con clienti, prezzi, sicurezza economica.

I dipendenti sono il 22% (29% se contiamo gli stagisti): di questi, solo un quarto (25%) ha un contratto a tempo indeterminato. Tutti gli altri si dividono tra co.co.pro (27%), tempo determinato (13%), apprendistato, tirocinio formativo e così via. Anche qui è facile percepire la drammatica situazione lavorativa italiana: tre dipendenti su quattro vivono in condizione di precariato.

In media, la maggior parte dei designer (42%) lavora tra 35 e 55 ore a settimana – cioè, tra le 7 e le 11 ore al giorno.

3. Soldi

Il reddito medio mensile si aggira intorno ai 1000 euro (17%), con alcune preoccupanti percentuali al ribasso – ad esempio, ben il 16% dichiara di guadagnare meno di 5000 euro l'anno, circa 500 euro al mese. Se pure lo stipendio viene pagato mensilmente (28%) o a fine progetto ma in ritardo (20%), più della metà non si vede riconosciuta lo straordinario (56%).

Il risultato? L'autonomia economica è un miraggio. Solo 1 designer su 5 riesce appena a far quadrare il bilancio. Il 34% chiede aiuto a familiari, il 15% deve prelevare da risparmi pregressi e quasi l'11% ha aperto mutui o fatto debiti per mantenersi.

4. Soddisfazione

A fronte di una scarsa soddisfazione economica, sembra che il lavoro del designer renda felici. Oltre il 70% è "molto appassionato al proprio lavoro"; purtroppo, quasi la stessa percentuale dichiara di essere abbastanza o poco gratificata rispetto alle proprie ambizioni; e il 50% del totale è delusa dalle proprie condizioni di lavoro attuali.

5. Ambiente di lavoro

Più di un designer su tre lavora sia a casa che in ufficio. Molto spesso (25%) lavora mentre mangia, e ancora più spesso (39%) lavora fino a notte inoltrata. Le vacanze sono un lusso che si fatica a non concedersi: il 45% va in ferie una volta, il 26% addirittura due, e la vacanza dura non meno di 10 giorni (31%).

Stress (44%), mal di schiena (39%) e problemi alla vista (26%) sono le patologie più diffuse tra i designer. Molti fanno uso di caffé o energy drink (in totale 74%).

6. Mamme designer

Neanche fossimo in pieno Medioevo, il fatto di essere donna o volere dei figli sembra ancora attuare una certa discriminazione sul luogo del lavoro: perché non si è abbastanza competitive sul mercato, o perché non si riesce a garantire una dedizione al progetto senza limiti di tempo ed energia. Non a caso, il 29% degli intervistati non riesce a conciliare famiglia e lavoro, e ben il 40% rimanda il fatto di avere figli a tempi migliori.

7. La figura del designer

Quasi l'80% dei designer crede che la società comprenda poco o per niente il nostro lavoro in termini di ruolo e operato. I commenti sono in questo senso illuminanti: "Tutta la parte creativa e di ideazione spesso non viene considerata lavoro perché non tangibile come quella di un operaio" oppure "Troppe volte veniamo trattati come l’ultima ruota del carro. Quella del designer non è ancora vista come una figura lavorativa cardine nel complesso lavorativo".

Allo stesso modo, la nostra percezione della categoria è preoccupante: c'è molta o abbastanza competizione tra designer (66%), ma quasi il 70% non conosce nessuna associazione di categoria; i pochi che rispondono citano giusto AIAP e ADI. Il 90% non fa parte di gruppi o sindacati e non è informato sui propri diritti (poco o per niente: 70%).