Chi paga per i peccati dell'art director?
C'è una pubblicità in questi giorni che sta facendo molto parlare. Telefono Donna, in occasione della Giornata contro la Violenza sulle Donne (il 25 novembre prossimo), propone la foto di una ragazza seminuda in evidente parallelismo con la crocifissione, sottolineata anche dall'headline: "Chi paga per i peccati dell'uomo?".
A Milano, l'Assessore all'Arredo Urbano Maurizio Cadeo ha censurato la pubblicità vietandone l'affissione nei 500 spazi patrocinati dal Comune, dichiarando che "il messaggio lede il sentimento religioso dei cittadini". Carlo Fidanza (AN) aggiunge che "una giornata così importante non deve essere svilita da una provocazione del genere". La Moratti, invece, se ne lava le mani in quanto donna e preferisce lasciar decidere a Cadeo. Lo spettro della censura, com'è ovvio, solleva gli animi e fa puntare il dito, tra gli altri, all'esponente del PD Pierfrancesco Majorino che parla di "roba da medioevo".
Personalmente credo che, a differenza delle tette dello Studio Fabris, questa pubblicità sia ottimamente realizzata: scatto perfetto, lettering intelligente, colori azzeccati, messaggio forte e incisivo. Il problema della violenza sulle donne è gravissimo, e va ben oltre le notizie da telegiornale che ci propinano periodicamente: c'è tutto un mondo sommerso di violenze domestiche, di donne picchiate e rese schiave, di maltrattamenti e ingiurie, che non vuole cedere il passo alla civiltà e al rispetto. Ed è altrettanto chiaro come l'intenzione di Telefono Donna non sia stupire per stupire, cavalcando la malizia del nudismo da quattro soldi o la facile retorica di un paio di tette in copertina: lo scopo è proprio di provocare il rigetto indispettito e nauseato delle istituzioni, lo stesso rigetto che, forse, manca nei confronti delle violenze contro il sesso femminile.
E allora la domanda diventa: è più medievale la censura applicata dal Comune di Milano o l'uomo padrone e violento che si ostina a maltrattare la donna?