
Lo so. Parlarne oggi, dopo il pesantissimo 7-1 subito in casa dalla nazionale verdeoro può sembrare ironico. Anche perché, come spiego più avanti, a me il logo di Brasile 2014 ha sempre ricordato un evidentissimo facepalm, perfetto per raccontare l’imbarazzo della partita di ieri sera.
Ma tant’è: Maddalena Beltrami di Mentabalena mi ha chiesto un commento sul design del logo dei Mondiali, e ho risposto volentieri. La mia analisi (che vi riporto di seguito) la trovate sul suo sito insieme alle interessanti opinioni di Roberto Iadanza, Chiara Ripoli e Laura Lonighi.
Non che mi aspettassi molto dal logo Brasile 2014. Raramente i Mondiali di Calcio hanno regalato fulgidi esempi di branding: a partire dai cacofonici e dimenticatissimi SudAfrica 2010, Germania 2006 e Korea 2002, fino al nostro orrendo Italia ’90 (col pallone fuori registro e la scritta stile Wordart).
Intendiamoci: l’idea di Brasile 2014 (la coppa del mondo composta dalle mani) è valida – anche se, qualcuno fa notare, nel calcio le mani non si possono quasi mai usare. E ho apprezzato la semplificazione e pulizia rispetto ai suoi iperbolici precedenti. Purtroppo, è la realizzazione ad essere pessima.
Primo: il disegno. Quelle mani sono orrende: se devono essere il cuore del messaggio, che almeno siano disegnate bene, con le dita separate tra loro. Così come sono, e per giunta con un solo pollice visibile, sembrano solo delle brutte zampe di rana. Peggio ancora, il logo stampato ad un colore – incredibile che, visti gli utilizzi fatti anche dagli sponsor, non ci abbiano pensato: guardate le lattine di Coca-Cola – ricorda chiaramente un facepalm.
Secondo: la colorazione. Il blu della bandiera brasiliana che fine ha fatto? C’è il verde, c’è l’oro, ma manca il blu, che avrebbe dato una bella spinta e incisione ai colori del logo, francamente un po’ troppo molli. E la sfumatura utilizzata è messa un po’ a caso: gestita meglio avrebbe dato maggiore profondità e rotondità al tutto, evocando con più efficacia la coppa del mondo.
Terzo: il lettering. C’è un 2014 (in rosso?!?) incastrato tra le mani, che mi sembra in più, così come i due simboli della registrazione, ridicolmente giganteschi. Apprezzo la gerarchia tra FIFA WORLD CUP (in maiuscolo, con carattere lineare) e Brazil (che ricorda una scritta a mano), ma forse con un piccolo sforzo si poteva far meglio: ad esempio, enfatizzando di più la dimensione della scritta “Brazil” rispetto al resto ed evitando, almeno qui, la sfumatura e l’ombreggiatura.
In sostanza, non è questione di aderenza al briefing (che non conosciamo nei dettagli): non metto in discussione l’idea che, ripeto, trovo bella ed efficace nel raccontare un paese caldo e allegro come il Brasile e un avvenimento sportivo di importanza mondiale. Purtroppo il logo di Brazil 2014 è, ancora una volta, la dimostrazione che non bastano le belle idee per creare una buona comunicazione. E che il diavolo, piaccia o non piaccia, si annida nei dettagli.
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