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Il trifoglio radioattivo

Per secoli, il teschio con le ossa è stato il simbolo perfetto per identificare le sostanze pericolose. Ma quando l'uomo iniziò a sperimentare la radioattività, crebbe l'esigenza di un nuovo simbolo di classificazione. È il 1946: a Berkley, nell'Università della California, un piccolo gruppo di scienziati nel Radiation Lab si mette al lavoro su un nuovo segno di pericolo da usare internamente al campus. Vengono prese in considerazione diverse bozze, e alla fine la scelta cade sul Trefoil (trifoglio): è giudicato come la miglior rappresentazione del fattore di rischio, pur con la semplicità dei tratti. Il simbolo descrive la radiazione che si estende partendo da un atomo, e il suo ideatore è Nels Garden, allora responsabile del reparto di Chimica nel Radiation Lab.

All'inizio il Trefoil viene realizzato in magenta su fondo blu: la scelta del magenta è dettata dall'assenza di conflitti con altri codici colore esistenti al tempo. Nels Garden, dal canto suo, non sopporta il colore giallo per il fondo: troppo usato e scontato. Viene quindi adottato un fondo di colore blu, anche se gli scienziati del laboratorio ne lamentano la scarsa visibilità e il poco contrasto se illuminato dal sole.

Nel 1948, il simbolo è adottato da un gruppo di scienziati dell'Oak Ridge Lab. Il team, guidato da Bill Ray e George Warlick, ritaglia il trifoglio magenta e prova a sovrapporlo a diversi fondi colorati. Da sei metri di distanza, il gruppo decide che la combinazione di giallo e magenta è la migliore. Questo schema di colori è ancora oggi lo standard negli Stati Uniti, mentre nel resto del mondo il Trefoil è nero su fondo giallo.

Incredibile che un simbolo così diffuso globalmente e così efficace – è il matrimonio perfetto tra purezza concettuale, semplicità grafica e colori forti – sia stato disegnato da un gruppo di scienziati e non di designer.