Skip to main content

You call that a punctuation mark?!

Che la grammatica non sia materia inerte dovrebbero insegnarlo di più a scuola: l'impressione dai banchi delle aule è che la nostra lingua sia pressoché immobile e immutata e che – fatto salvo per qualche neologismo giornalistico e per un paio di termini stranieri legati al web – i vocabolari siano di fatto gli stessi da decenni. Prendiamo ad esempio i segni di punteggiatura. Li conosciamo tutti: punto, virgola, due punti, punto e virgola, punto esclamativo e punto interrogativo; poi ci sono i trattini, le virgolette, le parentesi e tutti gli altri simboli; i più esperti aggiungeranno anche i segni di punteggiatura stranieri, come il punto interrogativo rovesciato delle lingue spagnole.

Nel mondo del web, sono gli smiley a decidere il tono della conversazione. Ciononostante, non sono sempre univoci – tant'è che per una domanda o un'affermazione tendiamo più spesso ad usare ? e ! anziché gli opportuni smiley.

È qui che interviene interrobang. Il nome è più che esplicativo: è la fusione del latino interrogatio (?) con bang, termine derivato dal mondo della stampa per indicare il punto esclamativo (!). Il glifo altro non è che la sovrapposizione dei due singoli simboli. L'interrobang appare con questo scopo: veicolare più chiaramente di qualunque faccina il sarcasmo di una domanda retorica, come nel caso di: "Tu quello lo chiami un cappello‽" oppure "Sei davvero tu‽".

I due segni originali affiancati anziché combinati – ?! oppure !? – sono in realtà in uso da tempi non sospetti, sia nella scrittura manuale che nella stampa tipografica. Tra le altre cose, possono indicare anche una mossa dubbia (?!) o un interessante (!?) nel gioco degli scacchi. E negli anni sono avvenuti anche degli interessanti restyling, come quello di Christian Schwartz della Schwartzco Inc. per i suoi due caratteri Fritz e Amplitude.

L'idea di fondere punto interrogativo e punto di domanda nell'interrobang venne all'editore statunitense Martin K. Speckter nel 1962, che da allora ne promuove strenuamente la diffusione. Fu Richard Isbell di American Type Foundry pochi anni dopo ad introdurlo per la prima volta in un carattere di stampa: era il 1966, e il carattere Americana fu il primo ad includere l'interrobang nella sua polizza.

La diffusione tuttavia non fu massiccia come Speckter sperava: pur essendo incluso in moltissimi font moderni (per inciso: corrisponde al codice Unicode U+203D) inclusi Arial, Helvetica, Lucida Sans, Calibri e Palatino – il suo utilizzo è ancora legato a pochissimi ambiti decisamente nerd, ad un paio di loghi di teatri o biblioteche e ai nostalgici degli anni '70, quando la voce "interrobang" finì persino nel vocabolario.

Se volete dare una nota di sarcasmo alle vostre domande e alle vostre affermazioni, premete Cmd-Alt-T sulle vostre tastiere per accedere al Visore Caratteri. Sotto punteggiatura, troverete l'interrobang, nella doppia versione diritta e rovesciata.